Silicon Valley Bank e settore crypto. Facciamo chiarezza

In questi giorni il nostro team di analisti e trader ha avuto più volte modo di discutere approfonditamente riguardo la situazione attuale che l'industria globale bancaria si trova ad affrontare ed è arrivato alla conclusione che: ... "Non c'è una conclusione."
Il fallimento di SVB è stato particolarmente gonfiato dai media e in pochi hanno messo in mostra il fatto che questo istituto di credito aveva un attivo talmente basso che nel tier1 non erano considerate neanche le attività disponibili alla vendita. Non a caso le autorità di vigilanza non si erano accorte della perdita che la banca stava registrando per colpa della svalutazione delle obbligazioni statunitensi. Quando le start-up e le altre società tecnologiche in crisi di liquidità hanno richiesto indietro i propri soldi, SVB ha dovuto vendere in perdita i propri asset e il resto della storia già lo conoscete.
Se ci riflettiamo un attimo, questo problema dovrebbe non capitare per gli istituti bancari di grosse dimensioni, In realtà dovrebbe riguardare tutte le realtà più piccole, compresi certi protocolli finanziari DeFi. Per chiarire le idee, dove pensate che vengano investiti i dollari che a copertura di un Theter? Ecco che il rischio diventa concreto. In sintesi, il problema sta nell'instabilità dei prezzi del mercato obbligazionario e l'unico modo per non creare un contesto apocalittico e fare in modo che queste realtà possano riuscire a vendere i propri asset per lo meno a scadenza. Ciò che è successo a USDC dovrebbe far riflettere: pensate che i rischi siano scomparsi solo perché la stablecoin ha raggiunto il peg? I rischi non sono affatto scomparsi, è scomparsa solo la perdita in conto capitale di chi deteneva USDC in portafoglio.
Chi si domanda se sia meglio il settore crypto o quello tradizionale sta sbagliando interrogativo perché a quanto pare l'uno dipende strettamente dall'altro, come da anni il nostro team cerca di far capire ai massimalisti.